Le ricognizioni effettuate nel corso dell’ultimo trentennio del XX secolo avevano evidenziato la presenza di reperti di periodo tardo-etrusco recuperati assieme a quelli di età romana ed alto medievale, particolarmente importanti per la possibilità di delineare lo sviluppo di una fattoria rurale tra l’età ellenistica e la tarda antichità. Tuttavia, fin dalle prime indagini basate sui dati di scavo, è apparso evidente come i materiali di età pre-romana, sia di età etrusca che protostorica, si trovino in sequenze stratigrafiche diverse e con evidenti differenze dal punto di vista della giacitura: infatti se i frammenti ceramici riferibili genericamente all’età del Bronzo, molto frammentari e dalle superfici dilavate, si trovano soltanto negli strati argillosi tagliati per la realizzazione dei cavi di fondazione dei muri della villa, al contrario gli oggetti di età etrusca sono presenti in quantità abbondante nei livelli di deposito relativi alla fase produttiva alto medievale e si caratterizzano per un eccellente stato di conservazione.
L’evidenza stratigrafica suggerisce quindi di non interpretare allo stesso modo tali ritrovamenti semplicisticamente sotto la categoria di materiali pre-romani: infatti se le fasi protostoriche testimoniano una effettiva presenza – ancora da definire – nell’area su cui sorgerà la villa, al contrario gli oggetti etruschi sembrano costituire delle intrusioni, trasportati là da altre zone dove erano originariamente collocati. Poiché si trovano tra gli scarti e sappiamo che la villa, nella fase finale di frequentazione, fu utilizzata come sede di ateliers produttivi che riciclavano materiale, è probabile che tali oggetti rappresentino ciò che resta di un più consistente quantitativo di suppellettile trovata in tombe vicine e qui portata per essere riciclata.
Ad una analisi approfondita, infatti, il materiale recuperato è piuttosto eterogeneo: si trovano vasi a vernice nera della fabbrica di Malacena (fine IV secolo a.C.) e ceramica da fuoco di età arcaica, una kelebe quasi integra attribuibile al Pittore della Monaca (prima metà III secolo a.C), ma anche significativi oggetti di bronzo, come il terminale di un ago crinale conformato a ruota ad otto raggi (VIII-VII secolo a.C.), una fibula ad arco semplice e staffa laminata (fine VII – prima metà VI secolo a.C.) oltre ad un interessantissimo sestante della serie ovale con clava, di zecca umbra o volsiniese (III secolo a.C.).
Giacomo e Sofia Baldini (Direttori tecnici dello scavo di Torraccia di Chiusi)